Dopo l’impianto di bitume, l’antenna, le pale eoliche, che tengono in apprensione gli abitanti, una buona notizia per la Valtiberina. Il nucleare italiano nascerà proprio in questa zona, grazie a una geografia eccezionale con territorio pianeggiante poco urbanizzato in prossimità di un bacino enorme di acqua per raffreddamento, e a due visionari ingegneri di Sansepolcro e Pieve S.Stefano che pur essendo attualmente dipendenti di multinazionali, aliene all’argomento, hanno perfezionato un progetto di cui l’assessore Marzi si è fatto foriero presso il ministero delle infrastrutture .
A seguito di una meticolosa analisi in commissione, pare che il Ministro abbia già fatto trapelare un entusiastico benestare che sarà oggetto di una prossima conferenza stampa.
L’impianto si estenderà per 6 ettari prossimi alla località “Casa Bianca” dove l’omonimo edificio verrà, senza rimpianti, fatto brillare su terreni attualmente agricoli di un ex sindaco che fiducioso dei progettisti acconsentirebbe a un esproprio, tuttavia a prezzi “equi”.
Uno “Small Modular Reactor” prodotto da un’azienda prestigiosa del settore con collaborazione di una famosa ditta italiana, da 250MW coprirà abbondantemente il fabbisogno delle quattro valli aretine; la modularità degli SMR permette la costruzione presso l’industria madre, schedulata da fine ‘27 a Rostock in Germania est, e il suo trasporto in valle solo al momento dell’installazione.
Il costo è stimato in 800 milioni ed è a carico del territorio, ma fin dalla data di inaugurazione prevista il 27.9.2029 le aziende e le abitazioni valtiberine si dimenticheranno delle bollette di elettricità e metano perché l’energia verrà distribuita gratuitamente.
L’indotto economico e culturale riporterà Sansepolcro non solo ad essere la seconda città della Toscana per avanguardia come nel ‘400, ma addirittura il suo primo polo industriale.
“Naturalmente abbiamo parlato con il Capitano anche della gestione di prevedibili proteste degli ambientalisti” rassicura Riccardo Marzi “e non vi è alcun dubbio che i due ingegneri, purosangue valtiberinj cresciuti nelle campagne e nei boschi, abbiano non solo annullato gli impatti ambientali, ma addirittura migliorato il territorio stesso”.
L’assessore si riferisce a lavori accessori quali l’innalzamento della diga di 12m incanalando il nuovo gradiente termico a fomentare tramontane memorabili, e al ripristino delle temperature storiche del Tevere, con le acque tiepide di raffreddamento reimmesse nell’alveo all’altezza di Santa Fista: esse riporteranno il barbo nel suo habitat, scomparso per il freddo con la diga stessa.
Sotto un rendering della centrale.