PUNTATA N.14
Nel 1997 arriva una grande soddisfazione per la società: la conquista del titolo regionale umbro Ragazzi, che rompe l’egemonia della Nuova Pallacanestro Perugia, battuta per 79-76 nella finalissima di Deruta dopo che all’intervallo i giovani gialloverdi erano sotto di 13. Coach di quel gruppo dei nati nel 1982 è Pietro Carboni, al quale viene affidata la guida della prima squadra nel campionato regionale di C2. La salvezza è conquistata, per quanto sofferta, al cospetto di squadre chiamate Foligno, Pontevecchio, Spoleto e lo stesso Città di Castello, ma è proprio la vittoria di misura nel derby di ritorno a consegnare i due punti decisivi per la permanenza in categoria. E arriviamo alla stagione 1998/’99, quella in cui la società punta con decisione al salto di qualità, anche perché viene raggiunto un importante accordo economico con la Tecnomil, azienda di Ospedaletto Euganeo (Padova) che ha per titolari due fratelli originari di Sansepolcro.
Ad arricchire la rosa arrivano due grossi calibri che in passato hanno calcato i palcoscenici della massima serie e internazionali: Massimo Bini, ex Reyer Venezia e Paolo Scarnati, che aveva vinto scudetto e Coppa dei Campioni con il Bancoroma. A loro si aggiunge il play Andrea Sansoni di San Giovanni Valdarno e nel ruolo di primo allenatore viene ingaggiato un altro sangiovannese, Alessandro Vadi, per anni avversario quando giocava nel Poppi. Alessandro Rossi è il suo secondo; la squadra è costruita per vincere. L’inizio è buono ma non brillante: 6 vittorie nelle prime 8 gare (i due ko a Gualdo Tadino e a Perugia. La vittoria chiave è quella ottenuta dopo un supplementare nel big-match di Gubbio: da quel momento, la squadra non si ferma più, Bini e Scarnati sono i trascinatori e nelle 22 partite successive i gialloverdi cadono soltanto a Passignano sul Trasimeno. Primo posto nella “regular season” con 54 punti su 60 e priorità nella griglia dei play-off: nei quarti di finale, il Città di Castello è battuto in due partite, mentre in semifinale ci vuole gara 3 per piegare una coriacea Pontevecchio. La finalissima, come del resto era da previsioni, si gioca contro il Gualdo Tadino, che almeno al palasport di Sansepolcro, in gara 1, dimostra di essere più omogenea come squadra e infligge alla Tecnomil l’unica sconfitta interna di quell’annata. Al ritorno, quindi, serve un miracolo in quel di Gualdo Tadino per rimandare il verdetto alla “bella” di nuovo a Sansepolcro, però francamente alcune decisioni arbitrali non sono favorevoli, specie quella a 18” dal termine e con i padroni di casa avanti di 2. Ciononostante, i locali non concretizzano e un canestro da sotto di Enrico Corgnoli (appena entrato) firma la parità che significa supplementare. Il problema, però, è che quasi tutti i titolari della Tecnomil sono già usciti per raggiunto limite di falli, le seconde linee ci provano, ma Gualdo vince e festeggia la C1 davanti al pubblico amico. Singolare il clima che si respirava dentro gli spogliatoi della Tecnomil a fine gara: Bini era silenzioso, quasi di ghiaccio, mentre Scarnati piangeva; lui, che aveva vinto scudetto e Coppa dei Campioni, stava piangendo per una promozione in C1 sfumata all’ultimo tuffo. La dimostrazione del senso di professionalità che ancora accompagnava questi due giocatori. Sfumata la grande occasione, la Tecnomil ci avrebbe riprovato l’anno successivo senza Bini e Scarnati ma con altri validi cestisti, guadagnando la qualificazione ai play-off, ma uscendo subito per opera del Foligno, poi vincitore di quel campionato.