
Iacobbi al servizio
Arrivata dall’Acquasparta, la centrale Anna Lucia Iacobbi – 22 anni compiuti lo scorso 14 novembre – è tornata in B1 a San Giustino e l’infortunio dello scorso 3 novembre alla collega di reparto Sara Giuliani le ha consegnato in automatico tutte le responsabilità da titolare con la maglia della Sia Coperture dopo appena tre giornate. E lei ha dimostrato di aver ripreso subito confidenza con la categoria: “Se è stato più semplice sintonizzarmi con i ritmi della partita – dichiara la Iacobbi – è perché comunque nelle amichevoli ho sempre giocato e il tecnico Gobbini ci ha alternate in campo. Di conseguenza, un certo equilibrio lo avevo trovato, anche se ovviamente le gare di campionato sono un’altra cosa rispetto alle amichevoli”.
Soddisfatta delle prestazioni finora messe in mostra? “Potrei rispondere …”snì”. Sono sincera: non mi ritengo molto soddisfatta, perché di palloni a terra ne ho messi pochi e anche a muro posso fare di più”.
A Perugia contro la School Volley, una partenza in tono dimesso, poi avete preso in mano la partita e conquistato i tre punti.
“Sapevamo che il derby sarebbe stato più difficile della gara vinta il sabato precedente contro l’Empoli, ma la sicurezza acquisita ci ha consentito di spuntarla. Era una sfida che di insidie ne nascondeva diverse, vuoi perché Perugia aveva voglia e bisogno di vincere, vuoi perché c’erano di fronte anche tante ex. Credo che oltre al gioco sia venuto fuori anche il nostro carattere”.
Sabato prossimo contro la Videomusic Castelfranco di Sotto, formazione notoriamente ostica.
“Il fatto di giocare in casa è un punto a nostro favore: dobbiamo compiere un salto di qualità e il Castelfranco sarà un ottimo banco di prova, ma le due vittorie di fila ci hanno trasmesso grande fiducia nei mezzi che possediamo”.

Giuliani e Tosti
Vogliamo rivolgere un augurio a Sara Giuliani?
“E’ il minimo che posso fare verso una compagna di squadra messa fuori gioco da un brutto infortunio. Spero che si rimetta al più presto: le dico allora di non abbattersi e allo stesso tempo di rispettare i tempi di recupero dei quali necessita un arto come il ginocchio. Ottimismo e pazienza, insomma”.